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Nell’ambito dei pavimenti sopraelevati, le caratteristiche antiscivolo sono direttamente correlate alla tipologia di rivestimento scelto, pertanto non costituiscono una responsabilità Nesite. Tuttavia, riteniamo importante condividere alcune considerazioni sulla normativa vigente al fine di assistere il progettista nella scelta più idonea.
La sicurezza e la conformità normativa sono aspetti fondamentali nella progettazione e nell’installazione dei pavimenti sopraelevati. Pertanto, raccomandiamo di considerare attentamente le esigenze specifiche del progetto e di valutare i requisiti normativi relativi alla scivolosità, al fine di garantire un ambiente sicuro e funzionale.
Resistenza antiscivolo dei pavimenti, principali riferimenti agli standard italiani
La pavimentazione è definita nella normativa tecnica volontaria italiana come il sottosistema del sistema tecnologico dell’edificio avente funzione principale di consentire o migliorare il transito e la resistenza ai carichi in determinate condizioni d’uso. Essa è costituita da due strati funzionali:
• Rivestimento: strato di finitura avente la funzione di conferire alla pavimentazione predeterminate prestazioni meccaniche, chimiche, fisiche, di benessere e sicurezza;
• Supporto: insieme integrato degli strati disposti sotto il rivestimento, concorrenti a formare la pavimentazione.
Alcuni strati concorrono ad assicurare la funzione principale del sottosistema: ancorare il rivestimento, compensare le quote e le pendenze, incorporare le canalizzazioni degli impianti, ecc., altri strati concorrono a conferire qualità migliorative del sottosistema stesso (conferire un determinato grado di isolamento e impermeabilità).
In Italia, il corpus normativo volontario relativo alle caratteristiche di sicurezza e ai metodi di prova delle pavimentazioni è molto vasto, anche in virtù della tradizionale alta qualità e rilevanza del settore industriale dei materiali ceramici, lapidei o resilienti.
Nel contesto normativo cogente nazionale, il problema della scivolosità delle pavimentazioni nei luoghi di lavoro è stato regolato dal Testo Unico sulla Sicurezza nei Luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) al paragrafo 1.3.2. che recita: i pavimenti dei locali devono essere fissi, stabili ed antisdrucciolevoli nonché esenti da protuberanze, cavità o piani inclinati pericolosi. La valutazione di pavimento antisdrucciolevole si prevede venga effettuata in base al DM n. 236/89, che prevede l’impiego del metodo BCRA per la misura del coefficiente d’attrito delle superfici di calpestio.
Il metodo BCRA per determinare la scivolosità
Perché un pavimento possa essere considerato antiscivolo, il valore del coefficiente di attrito minimo μ è 40. Questo significa che se un pavimento posato in ambienti in cui sono necessarie proprietà antiscivolo ottiene μ > 40, la superficie è considerata a norma secondo il Decreto Legislativo n. 81 del 2008, che assorbe il precedente Decreto Ministeriale 236 del 1989.
A tal proposito, l’articolo 8.2.2 del Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989 – n. 236 riporta: “per pavimentazione antisdrucciolevole si intende una pavimentazione realizzata con materiali il cui coefficiente di attrito, misurato secondo il metodo della B.C.R.A. (British Ceramic Research Association) sia superiore a: 0,40 per elemento scivolante cuoio su pavimentazione asciutta – 0,40 per elemento scivolante gomma su pavimentazione bagnata – i valori predetti di attrito non devono essere modificati dall’apposizione di strati di finitura lucidanti o di protezione, che, devono essere applicati sui materiali prima della prova. Le ipotesi di pavimentazione asciutta o bagnata devono essere assunte in base alle condizioni normali del luogo ove sia posta in opera.”
Prova BCRA (o Tortus Test - indicato nel Dm 236/1989)
La prova Tortus Test permette di misurare il coefficiente di attrito dinamico attraverso un pattino standardizzato (detto anche elemento scivolante) di cuoio o di gomma, che viene fatto scivolare sulla pavimentazione da testare tramite un piccolo veicolo (scivolosimetro) che viaggia a velocità costante.
La macchina di prova per la rilevazione del coefficiente di attrito su superfici bagnate è il sistema computerizzato Digital Sliptester Floor Slide Control FSC 2000.
Il metodo BCRA è applicabile sia in laboratorio che in sito, pertanto questa prova è eseguibile:
01) in occasione di collaudi di pavimentazioni interne ed esterne, prevalentemente per luoghi pubblici (scuole, ospedali, centri commerciali, stazioni, uffici, caserme, ambulatori, reparti lavorazione, ecc.);
02) a supporto della produzione per l’identificazione delle finiture compatibili con gli specifici requisiti progettuali;
03) su qualsiasi pavimentazione finita in opera.
Secondo il test BCRA, i valori del Coefficiente di attrito dinamico (DCOF) sono così suddivisi:
μ ≤ 0,19 | scivolosità pericolosa |
0,20 ≤ μ ≤ 0,39 | scivolosità eccessiva |
0,40 ≤ μ ≤ 0,74 | attrito soddisfacente |
0,40 ≤ μ ≤ 0,74 | attrito eccellente |
Secondo la normativa Italiana, è previsto solo questa tipologia di test e classificazione, è comunque opportuno elencare di seguito le altre tipologie di test e classificazione comunemente utilizzate.
Per ovviare alle carenze di questo test alcune aziende, soprattutto ceramiche, non si accontentano di fornire solo il valore del test BCRA e commissionano a laboratori accreditati anche degli altri test che, pur non validi per la legge italiana, ci consentono di avere maggiori informazioni sul prodotto acquistato.
L'antiscivolosità secondi i tedeschi: la norma DIN 51130
Uno dei test più conosciuti ed importanti è quello che viene svolto secondo la norma DIN 51130, che in Germania ha valore di legge. Si tratta di una prova che viene effettuata in laboratorio e che fornisce un valore R, che coincide con un certo angolo di scivolamento. Purtroppo anche questo test soffre di parecchie lacune ma, abbinato al BCRA, ci aiuta a compiere un acquisto più consapevole del pavimento.
Prova Ramp Test
Il Ramp Test viene effettuato realizzando un pannello di dimensioni, circa 50×100. Il pannello viene installato su una pedana ad inclinazione variabile ed una persona, che per sicurezza viene imbragata, si posiziona sopra al pannello con le scarpe calzate cercando di rimanere in equilibrio.
Per rendere un po’ più critica la situazione si cospargono le piastrelle con una determinata quantità di olio, a simulare umidità e presenza di materiali “scivolanti” sulla piastrella. La pedana inizia ad inclinarsi lentamente e nel momento in cui la persona scivola si va a verificare l’angolo di inclinazione raggiunto. Maggiore è l’angolo di inclinazione e più la piastrella dimostra di essere antiscivolo. Minore è l’angolo e più scivolosa è la piastrella.
Il metodo DIN 51130 per il calcolo della scivolosità di una superficie si esegue su pedana inclinata; prima con piedi calzati per determinare l’indice R, quindi scalzi per determinare il coeficiente A +B + C.
Indice di scivolamento R, la tabella:
Scarpe | Angolo inclinazione | Aree di riferimento |
---|---|---|
R9 | > 3° - 10° | zone d'ingresso e scale con accesso dall'esterno, ristoranti e mense, negozi, ambulatori, ospedali, scuole |
R10 | 10° - 19° | bagni e docce comuni, piccole cucine di esercizi per la ristorazione, garage e sotteranei |
R11 | 19° - 27° | ambienti per la produzione di generi alimentari, medie cucine per esercizi nella ristorazione, ambienti di lavoro con forti presenze d'acqua e fanghiglia, laboratori, lavanderie, hangar |
R12 | 27° - 35° | ambienti per la produzione di generi alimentari ricchi di grassi come latticini e derivati, salumi e oli, grandi cucine di esercizi per la ristorazione, reparti industriali con impiego di sostanze scivolose, parcheggi auto |
R13 | > 35° | ambienti con grosse quantità di grassi, lavorazione degli alimenti |
Coeficiente di attrito, da rischio scivolamento a rischio caduta
La resistenza allo scivolamento della superficie di calpestio descrive le condizioni cinematiche e dinamiche del movimento di un corpo a contatto con essa. Il parametro generalmente utilizzato per descrivere il livello di scivolosità di una superficie è il coefficiente di attrito radente statico o dinamico; corrisponde ad una grandezza adimensionale correlata alle caratteristiche dei materiali delle due superfici a contatto durante il cinematismo (suola scarpa/superficie pavimentazione).
L’attrito radente statico o dinamico è determinato dall’interazione tra due superfici piane che rimangono a contatto mentre scorrono l’una rispetto all’altra. Il coefficiente di attrito è dunque proporzionale alla forza, parallela alla superficie di contatto, che occorre applicare perché si abbia moto relativo fra due corpi o la condizione di equilibrio.
Maggiore è il coefficiente di attrito che caratterizza la superficie del rivestimento della pavimentazione, minore è la sua scivolosità. Ma analogamente, maggiore è il coefficiente di attrito, maggiore è anche la possibilità di inciampo.
La determinazione del valore del coefficiente d’attrito che possa ritenersi sufficiente ad assicurare adeguati livelli di sicurezza allo scivolamento deve:
- tener conto di fattori eterogenei quali l’esposizione alle condizioni ambientali (temperatura, umidità e pioggia);
- distinguere i rivestimenti di pavimentazioni per interni e quelli per esterni;
- considerare le attività insediate e la destinazione d’uso dell’ambiente in cui la pavimentazione è messa in opera, in relazione alla maggiore o minore esposizione di questa ad agenti contaminanti, macchianti, filmanti e alteranti in genere.
A questi vanno aggiunti i fattori legati alle caratteristiche fisiche e comportamentali degli utenti, dei quali vanno considerati:
- le abilità motorie: forza muscolare, capacità di equilibrio, funzionalità articolare, resistenza agli sforzi;
- le abilità percettivo-sensoriali: vista, udito, tatto;
- le abilita psico-cognitive: capacità di attenzione, di memoria e ragionamento, la capacità di orientamento, ecc.
- i possibili usi impropri degli spazi da parte degli utilizzatori, come il mancato rispetto di regole sull’abbigliamento, il consumo di cibi in luoghi non destinati a tale funzione, cicli irregolari di pulizia ordinaria e straordinaria, ecc.
A tale proposito i requisiti di sicurezza sono stabiliti dalla norma EN 13893, uno dei requisiti basilari è la resistenza allo slittamento. La prova ha lo scopo di misurare il coefficiente dinamico di attrito. Nella EN 13893 si disciplina il coefficiente di attrito sulla superficie di pavimenti resilienti, calpestati con scarpe in cuoio sull’asciutto, ed in gomma sul bagnato. Se la pavimentazione ha un coefficiente di resistenza allo slittamento maggiore o uguale a 0,30 potrà essere considerato in classe DS.
Nel caso di un pavimento, non si potrà prescindere dalla valutazione di coefficienti di attrito e ambientali, in relazione all’uso per il quale esso è destinato. Nell’ipotesi di un pavimento di una grande stazione ferroviaria, per esempio, il progettista non potrà non tenere conto del potenziale passaggio di un elevato numero di persone, magari a passo sostenuto, della soggezione del pavimento ad agenti imprecisati che possono alterarne l’aderenza e/o scivolosità (passaggio con scarpe bagnate, sversamento di liquidi di varia natura), della fruizione da parte di tipologie diverse di persone quali bambini, anziani, disabili in un contesto spesso disordinato e caotico. Mentre diverso potrà essere l’approccio ad una sala fumatori e/o ancora ad ufficio di rappresentanza nella medesima stazione.
L’interazione tecnica-giuridica risulterà evidente nel momento in cui la cosa, rispetto a tutti gli elementi sopra citati, “vivrà di vita propria”, interagendo con l’utenza ed eventualmente rivelando la sua attitudine a cagionare danni, in un giudizio ex post che coinvolge il custode quale responsabile della cosa.